Pagina 1 di 1

Inviato: sab nov 29, 2003 10:26 am
da shaddy
Dal momento che durante gli incontri molti ragazzi mi dicono che trovano difficoltà nell'affrontare ed eseguire gli Assoli, ho pensato di provare ad affrontare in qualche modo l' l'argomento confidando naturalmente nei suggerimenti e nell'esperienza di qualche altro amico del Forum.
Se da una parte il momento dell’assolo, è probabilmente uno dei più divertenti e gratificanti nel quale il Percussionista può dare il massimo sfogo al proprio istinto e attraverso il quale può maggiormente esprimere le proprie capacità tecniche ed espressive, dall’ altra è sicuramente una delle situazioni più difficili da sostenere in quanto richiede al tempo stesso, tecnica, creatività, estro, classe, buon gusto, sensibilità, ed esperienza.
Senza contare che, in quel momento, ci si trova proiettati al centro dell’attenzione, dunque occorrono anche una buona dose di carattere e coraggio. E scusate se è poco!
Per questo la parte solista dell’esecuzione si trasforma per taluni in una bestia nera difficile da domare, che può creare svariate difficoltà di carattere non solo tecnico.
Al di là di qualche suggerimento teorico, è senz’altro molto difficile spiegare ed insegnare ad eseguire gli assoli perché è qualcosa di estremamente soggettivo, che dipende molto dal livello tecnico, dalla musicalità e dall’esperienza di ogni singolo individuo.
Per iniziare però ci possono essere alcuni accorgimenti che se messi in pratica possono risultare sicuramente utili.

Analizzando alcuni metodi per eseguire gli assoli, tra i più utilizzati troviamo quello SCHEMATICO, quello RITMICO e quello LIBERO.

Il metodo “Schematico” è utilizzato più spesso in brani magari non troppo veloci e consiste nel mettere in fila una serie di riff o figurazioni, della durata pressappoco di 1/2 battute ciascuno, che possono essere estrapolati tra quelli appresi in fase di studio o allenamento. In base alla fantasia e alle capacità del Conguero possono anche essere inventati al momento stesso dell’assolo, ma per farlo bisogna essere tecnicamente piuttosto bravi e possedere una buona dose di creatività.
Ascoltando qualche assolo di grandi Maestri come ad esempio Giovanni Hidalgo, Ray Barretto, Poncho Sanchez, Carlos Patato Valdes, o altri, si possono trarre numerosi spunti per patterns da studiare, provando pian piano a concatenarli per cominciare a costruire i primi assoli. Una volta compreso il meccanismo ed acquisita un po’ di pratica potete provare a creare qualche figurazione vostra lasciandovi guidare dall’istinto e, possibilmente dal buon gusto.

Il metodo “Ritmico” viene spesso utilizzato in brani particolarmente veloci e ritmati. Richiede comunque l’impiego di patterns che però risultano meno schematici e melodici e più simili a figurazioni ritmiche o a riff particolarmente veloci che si intercalano con la figurazione di base giocando sulla struttura ritmica del brano. Le figurazioni, che possono durare anche svariate battute senza variare, consistono spesso in fraseggi molto veloci che richiedono scioltezza, velocità e precisione.

Il metodo “Libero” può essere impiegato per creare situazioni d’atmosfera all’inizio dei brani o anche in assoli ad effetto, quando ad esempio il ritmo è ridotto ai minimi termini o, addirittura non esiste per niente. In questo caso il percussionista può interpretare secondo il suo gusto e la sua fantasia, il tipo di suoni e figurazioni da impiegare, libero da schemi, e potendo usufruire di lunghe pause e silenziose atmosfere che possono essere rotte da poche sporadiche note come da improvvise, violente, e vorticose esplosioni di suono o di ritmo.
Naturalmente si può utilizzare anche lavorando su una base ritmica di sottofondo, ma senza necessariamente dover rispettare la velocità o la suddivisione dei pattern, inserendo qua e là colpi suoni o figurazioni in base all’andamento e all’atmosfera del brano. Naturalmente anche in questo caso la sensibilità ed il buon gusto giocano un ruolo fondamentale tanto quanto se non ancora di più che nei primi due esempi. In effetti è un metodo che a prima vista può sembrare più semplice in quanto lascia al percussionista una grande libertà espressiva, ma che per lo stesso motivo in realtà può rivelarsi anche il più complesso in quanto il rischio di generare situazioni dissonanti e fuori luogo è molto alto.

La durata dell’assolo può variare. Spesso coincide, con la lunghezza di una o più strofe del brano, oppure con un numero tot. di battute, 8, 16 e così via, ma non è una regola fissa dal momento che, a volte, può protrarsi per molto tempo come durare pochi attimi.
Può iniziare con una figurazione semplice seguita da altre che crescono man mano di intensità, oppure direttamente con un pattern tirato, potente e d’effetto.
A seconda del pezzo che state suonando, l’assolo può essere semplice, raffinato e composto da pochi colpi ad effetto, oppure molto ritmato e divertente.
In ogni caso, possibilmente, non deve risultare un ammasso di colpi e virtuosismi fine a se stesso, o un puro “esercizio atletico” solo per dimostrare quanto siete bravi, ma deve, in qualche modo, comunicare, parlare, “respirare” e far respirare (o magari togliere il fiato) chi vi ascolta; deve essere dinamico ed amalgamarsi in modo armonioso e logico con il brano che state accompagnando.
Se, ad esempio, vi viene chiesto di fare un assolo in un pezzo lento, d’atmosfera, come una Ballad, un Bolero o un Blues lento, non potete metterci la potenza e la carica che mettereste eseguendo un solo in una Salsa o un Funky, e allo stesso modo facendo un assolo “moscio” in un pezzo “tirato”, rischiereste di smontare la carica e l’allegria del brano stesso.
Mentre fate l’assolo non perdete di vista il ritmo base del brano, magari inserendolo, di tanto in tanto tra un “riff” e l’altro per qualche battuta per poi tornare all’assolo. Questo movimenterà ulteriormente la performance, non facendovi perdere il contatto con il “tiro” del pezzo e permettendovi, nel frattempo, di pensare a qualche nuova figurazione.
All’inizio, naturalmente, cercate di mettere in pratica ciò che siete in grado di fare tecnicamente senza voler strafare o esagerare, se non altro fino a quando non avete una buona padronanza dello strumento.
Anche se il vostro intervento è totalmente solista, e cioè senza altri strumenti a sostenere il ritmo, (situazione nella quale è forse ancora più difficile destreggiarsi e mantenere alto il livello tecnico e qualitativo del “solo”) vi consiglio, per cominciare, di provare ad impostarlo partendo da un ritmo base da utilizzare come denominatore comune e dal quale prendere spunto, incastrandoci i vari “riff”, “pattern” e “variazioni” tornando di tanto in tanto al ritmo base.
Come vi ho detto all’inizio l’assolo ha tra i suoi ingredienti principali la tecnica e la fantasia.
Dunque dipende molto da cosa sapete fare e da cosa vi viene in mente in quel momento.
Partite dal presupposto che, paradossalmente, se avete a disposizione, ad esempio 8 battute, anche una rullata continua di 8 battute, o tre semplici colpi di Slap nell’ambito delle stesse 8 battute possono entrambe definirsi Assoli. Probabilmente brutti, ma comunque Assoli.
L’assolo è il vostro momento, durante il quale potete fare tutto ciò che volete. O quasi.
Una volta ho visto Karl Potter, grandissimo percussionista, che alla fine dell’assolo ha preso a pugni le Congas; non perché fosse a corto di fantasia o non sapesse più che fare, intendiamoci, ma perché si era caricato talmente tanto che alla fine il suo istinto lo ha portato a fare quello.
Oppure in un altro concerto ho visto Adriano Molinari, grandissimo Batterista, prendere a calci il rullante per il medesimo motivo.
Dunque, teoricamente, in quel momento non avete limiti, potete fare rulli, trilli, controtempi, figurazioni strane, continuare col ritmo, picchiare sul fusto dei tamburi, prenderli a testate, persino andare fuori tempo o smettere di suonare, ma naturalmente sono situazioni estreme, o quantomeno “particolari”, in realtà tutto dipende dal risultato finale dall’efficacia e dalla qualità del vostro intervento.
Per eseguire l’assolo in teoria bisognerebbe avere qualcosa da dire, e per dire qualcosa è necessario, innanzi tutto, saper parlare.
Pretendere di dire qualcosa con le Congas senza conoscerne il linguaggio è come alzarsi una mattina e pretendere di saper parlare il Russo o il Tedesco senza essere mai stati o aver frequentato una scuola in Russia o Germania.
Certo potete comprare un paio di Congas e picchiaci sopra come forsennati colpendole a caso o seguendo il vostro istinto, ma sarebbe come pronunciare frasi incomprensibili utilizzando qualche parola Russa o Tedesca a casaccio e pretendere di dire che state parlando il Russo o il Tedesco!
Dunque penso che sarebbe utile partire ascoltando ed analizzando attentamente il modo di comunicare dei grandi Percussionisti, per cercare di capire cosa “dicono” attraverso i loro Tamburi e che linguaggio utilizzano quando fanno gli assoli.
Personalmente ad esempio per capire come si facevano gli assoli e come erano strutturati, ho cominciato fin dall’inizio a “cibarmi” di dischi e cassette, (allora non esistevano i CD), sui quali suonavano grandi percussionisti, Ray Barretto, Mongo Santamaria ecc.
Il mio artista preferito era, ed è tutt’oggi, Carlos Santana che è stato a tutti gli effetti uno dei primi Musicisti a comprendere le potenzialità delle percussioni Afro Cubane al di fuori della musica Latina, e ad inserirle in un contesto Rock /Blues lasciando molto spazio alle sonorità delle Congas, e all’estro e alle capacità dei suoi percussionisti.
Oltre a “Devadip” c’erano altri artisti che utilizzavano percussionisti e Congueros nella propria formazione e io passavo ore ed ore nei negozi di dischi a cercare sulle copertine la dicitura: Congas: tal dei tali, e via a casa a studiare questo o quel percussionista, la sua tecnica, il suo tocco, il suo “suono”.
Ascoltavo attentamente cercando di isolare le Congas dagli altri strumenti, per capire il suo modo di interpretare la musica, di accompagnare il brano e, ovviamente, di fare gli assoli.
Poi cercavo di imitarli, provando e ripetere i pattern, i suoni, le sfumature e l’intenzione.
Piano piano mi creavo un piccolo bagaglio di figurazioni che di volta in volta inserivo concatenandole e mischiandole, nei vari assoli che mi capitava di fare.
Il passo successivo, ovviamente una volta acquisita una certa esperienza, è consistito nel cominciare a personalizzare le figurazioni e, come si dice, a “metterci del mio”.
Dunque un consiglio che posso darvi è senz’altro di non aver paura a copiare e di non stancarvi mai di ascoltare e studiare ciò che fanno gli altri.
Ascoltate, immagazzinate, e provate a ripetere. Ascoltate, immagazzinate, e provate a ripetere.
Ma non una due tre volte, ma dieci, venti, trenta volte.
Vedrete che, poco a poco, comincerete a capire il tipo di suono, poi la figurazione, e cosi via, fino a quando sarete in grado di riprodurre sui vostri tamburi ciò che avete sentito.
E’ molto importante partire iniziando ad ascoltare percussionisti dallo stile classico e un po’ più semplice e riproducibile, come ad esempio Poncho Sanchez, Mongo Santamaria o Ray Barreto, Maestri che spesso costruiscono i loro assoli su figurazioni di media difficoltà, ma molto efficaci e raffinate, mentre, soprattutto all’inizio, provare a ripetere le performance, di percussionisti del calibro di Giovanni Hidalgo rischierebbe di mandarvi al manicomio col solo risultato di scoraggiarvi.
All’inizio comunque potranno sembrarvi quasi tutti complicati, ma niente paura, il metodo consiste nell’ascoltarli il più possibile, e poi provarli e riprovarli.
Senza rendervene conto, la varie figurazioni cominceranno ad entrarvi in testa e vi accorgerete che inizieranno ad uscire spontaneamente man mano che accompagnate i pezzi.
Tenete presente che ascoltare i grandi maestri all’opera vi può fornire idee ed esempi oltre ai quali, comunque, ci possono essere moltissime varianti, e, con l’evolversi del vostro livello tecnico e della vostra esperienza comincerete a sentire il desiderio di metterci del vostro.
Per cominciare a costruire dei pattern personalizzati potete estrapolare o canticchiarvi le melodie di brani famosi, ma attenzione non l’accompagnamento, proprio la melodia del brano. Prendendo una o più battute del ritornello di canzoni come ad esempio “la Colejala” o “Maria” di Ricky Martin, avete già uno spunto interessante per uno o più pattern solistici.
Tutti questi concetti possono sembrare complicati o difficili da mettere in pratica, ma in realtà non è cosi. Spesso non si ha coscienza delle proprie reali potenzialità e si tende a non “osare” più per insicurezza che per effettiva incapacità. Ciò che dico sempre ai miei allievi è che entrando nella stanza dove facciamo lezione devono restare fuori tre concetti:

NON CI RIESCO, NON CI RIUSCIRO’ MAI, E’ TROPPO DIFFICILE


L’unica regola è:

SE LO PUOI PENSARE LO PUOI FARE !!!


Non esistono situazioni difficili, ma solo situazioni che richiedono più tempo ed applicazione.
Se qualcuno c’è riuscito prima di voi e qualcun altro ci riuscirà dopo di voi anche voi siete in grado di riuscirci.
Il concetto di “non riuscire a fare una cosa” spesso è un alibi per giustificare la scarsa volontà di raggiungere un obbiettivo.
In realtà la riuscita dell’operazione dipende dal tempo che avete da dedicare allo strumento.
Ho conosciuto ragazzi che hanno imparato lo Slap in 15 minuti, altri in due ore, ed altri ancora hanno impiegato diversi giorni. Questi ultimi nel frattempo eseguivano il Tumbao alla perfezione, mentre quelli che avevano imparato lo slap in 15 minuti hanno perfezionato il Tumbao solo dopo qualche giorno.
E’ tutto relativo!

Non scoraggiatevi MAI anche se alcune figurazioni all’inizio vi sembrano troppo complicate per la difficoltà soprattutto se dovete eseguirle in velocità, in realtà ricordate sempre che, se volete, potete fare ed ottenere qualunque cosa, è solo una questione di volontà, esercizio e disciplina. Inoltre non è necessario ripetere i pattern uguali identici a come li sentite eseguire, all’inizio potete semplificarli un po’ ed arricchirli solo dopo averci preso la mano.
Non ci sono limiti a quello che potete arrivare a mettere in pratica con le vostre mani, le vostra mente e la vostra anima. Dipende solo da voi.

Lo stesso discorso vale per le variazioni. Le variazioni sono riff o patterns che si inseriscono in determinati punti del brano per sottolineare un passaggio oppure per lanciare l’Inciso, o, ancora, per tornare alla Strofa.
In effetti non c’è molto da dire sulle variazioni se non che devono essere “coerenti” e a tempo col pezzo che si sta suonando e che, soprattutto, non devono “cozzare” con quelle del Batterista.
In un gruppo dove c’è un Batterista, infatti, generalmente spetta soprattutto a lui il compito di effettuare i “lanci” nei punti importanti della canzone, anche perché dispone di più tamburi, del rullante del charleston e, dei piatti, dunque di più strumenti che gli permettono figurazioni particolarmente efficaci e complesse.
Quando l’intervento del Batterista e del Percussionista avvengono contemporaneamente, bisogna essere certi che i rispettivi strumenti si incastrino perfettamente senza creare confusione.
È per questo che conviene provare assieme i “lanci” ed accordarsi su come affrontarli e, soprattutto, in quali deve intervenire il Batterista e in quali il Percussionista.
L’ascolto di alcuni brani di Santana può tornarvi utile dal momento che egli affida molto spesso i “lanci” e le variazioni alle Congas, oppure a Batteria, Congas e Timbales simultaneamente. Mentre per Variazioni o “Intro” più tradizionali potete prendere ottimi spunti da qualche CD di Salsa e Merenghe.

Shaddy ;)

Inviato: lun dic 01, 2003 11:07 am
da Trastullo
Ogni tanto sono belle queste boccate d'aria che ci concedi, i miei interrogativi sono tanti, ovvero, andando avanti nella pratica il tempo impiegato per pensare le sequenze degli assoli diminuirà(cosa che ora non mi riesce)?Inoltre mi sento di dissentire(anche se capisco dove puntava il tuo discorso), sul fatto che alcune punte di sfogo eccessive durante gli assoli sono possibili o quasi(vedi pugni o calci), ciò avviene solo se fatto da Potter o altri degni di nota, altrimenti ne direbbero di tutti i colori,capisco che sia accaduto in una sola situazione ma è cmq concesso a chi ha un'icona...non è per tutti...tu come la pensi?
Infine questi esercizi sulle variazioni che incidenza dovrebbero avere nello studio, ovvero, quanto tempo vi andrebbe dedicato??

Inviato: lun dic 01, 2003 4:03 pm
da bataquinto
condivido con te sul fatto che i tre vocaboli non ci riesco non riuscirò mai è troppo difficile non dovrebbero rientrare nel vocabolario di un percussionista ma riuscire nell'intento che tu hai esposto non è cosa facile ci vuole tempo e molto ascolto io personalmente suono le congas "seriamente" da circa 5 anni e ancora con gli assoli non riesco ad esprimermi come vorrei sicuramente ho bisogno molto di ascoltare,ascotare,ascoltare aimè purtroppo il tempo a disposizione per lo studio è ridotto anche per i vari "problemi" moglie figli etc..comunque viva il ritmo che per mè è fondamentale per vivere la vita ogni giorno asta siempre!

Inviato: lun dic 01, 2003 4:15 pm
da shaddy
Trastullo ha scritto:Ogni tanto sono belle queste boccate d'aria che ci concedi, i miei interrogativi sono tanti, ovvero, andando avanti nella pratica il tempo impiegato per pensare le sequenze degli assoli diminuirà(cosa che ora non mi riesce)?Inoltre mi sento di dissentire(anche se capisco dove puntava il tuo discorso), sul fatto che alcune punte di sfogo eccessive durante gli assoli sono possibili o quasi(vedi pugni o calci), ciò avviene solo se fatto da Potter o altri degni di nota, altrimenti ne direbbero di tutti i colori,capisco che sia accaduto in una sola situazione ma è cmq concesso a chi ha un'icona...non è per tutti...tu come la pensi?
Infine questi esercizi sulle variazioni che incidenza dovrebbero avere nello studio, ovvero, quanto tempo vi andrebbe dedicato??

Il tempo non solo diminuirà, ma in teoria dovrebbe pian piano trasformare tutto in automatismi e permetterti di esprimenre automaticamente il tuo stato d'animo e ciò che senti in base all'andamento del brano senza doverci pensare.
Ricordi quando da piccoli si va in macchina col babbo e ci si chiede come possa cambiare marcia spingere la frizione, franare e mettere la freccia senza "impapinarsi"? Poi prendi la patente e ti rendi conto che il babbo non era un extraterrestre, ma semplicemente lo aveva fatto tante volte che gli era diventato automatico.

Dal momento che assoli e variazioni sono la parte tecnica che richiede magiori capacità, sciolttezza ed esperienza credo che bisognerebbe senz'altro dedicare molto molto tempo agli esercizi per acquisire scioltezza e padronanza.

Per quanto riguarda Potter & C. credo che le capacità o la bravura di un musicista non siano dettate o dimostrate dal nome blasonato quanto da ciò che riesce a dimostrare nell'ambito delle sue performance. Inoltre ciò che ti detta l'istinto soprattutto se si parla di percussioni, è difficilmente controllabile.
Certo se un musicista, anche sconosciuto, sale sul palco e dimostra di saper solo prendere a calci e pugni lo strumento è un pirla, ma se dimostra di sapere quello che fa musicalmente e tecnicamente, la sua carica emotiva cresce con il crescere del solo, e soprattutto è in grado di farla crescere anche nella mente e nell'anima del pubblico allora credo che gli sia concesso quasi tutto anche se non è nessuno.

Shaddy ;)

P.S. Da piccolo (10/11) anni facevo degli assoli con un bicchiere appoggiato allo strumento, lo spostavo infilandoci dentro la bocca ed eseguivo l'assolo con le mani, alla fine della performance lo buttavo per terra rompendolo in mille pezzi e il pubblico esplodeva. Ero un bambino e nessuno mi conosceva, ma quello che contava era la spettacolarità dell'esibizione, non il mio nome o la mia fama.