Inviato: dom apr 27, 2008 3:40 pm
La pizzica. Già il nome è evocativo. Viene in mente il mare il sole la bellezza dei ritmi che tutti vorremmo avere dentro.
Non so se chi come me è nato troppo a nord rimpiange la mancanza del diritto di nascita realmente mediterraneo. Io sì.
E quando vivo certe situazioni, come quella di ieri sera, mi trovo a ripercorrere inutilmente l’albero genealogico dei miei avi, tutti invariabilmente nordici, con qualche aggravante austriaca, mannaggia.
Nessuna speranza. Vabbé, vorrà dire che ascolto e rosico.
Al Barrio’s arrivo un po’ in ritardo, ma in tempo per assistere a parte della lezione di danza. Donzelle con lunghe gonne, ragazzi dalle braccia lunghissime abbracciano nell’aria note e ritmi già noti.
Fine della lezione, approfitto della bontà di un maestro di danza che tiene in mano il tamburello per chiedergli di farmi vedere. Mi insegna con pazienza da santo i primi rudimenti. Mi viene un po’ da ridere, sono troppo imbranata. Però memorizzo così a casa riprovo di nascosto lontano da occhi giudicanti.
Arrivano altri col tamburello e si esce nella piazzetta davanti al locale e lì succede la magia. Sono in tre con il tamburello e un ragazzo con la fisarmonica. Comincia un ritmo prima lento e poi sempre più veloce. Alcune ragazze intervengono ballando anche se hanno appena finito la lezione durata neanche un’ora.
Ti aspetti che dietro il cemento e le colonne dell’architettura improbabile milanese ci sia qualche scogliera, una spiaggia, la luna. Tutto ciò appare a tratti, disegnato dalle note dai ritmi e dai sorrisi.
Telefono a Eva, una carissima amica che so che capirebbe, ci metteremmo a ballare anche noi, lei sa cos’è questo ritmo. Mannaggia non risponde.
La danza e la musica continuano fino all’inizio del concerto vero e proprio, questa volta all’interno del locale.
Quelli che suonavano fuori entrano per ballare, questa musica è irrinunciabile e non si può smettere.
Allora comincia a suonare il gruppo, la Malapizzica.
Due chitarre (una a dieci corde), una fisarmonica, un flauto/piffero, ovviamente un tamburello, suonato con energia da Rosa, una forza della natura che intervalla il ritmo con grida da richiamo.
Fantastico.
Rocco, chitarrista e cantante, presenta i pezzi in perfetto stile cantastorie, ha lo sguardo da maschera, è, come gli altri, musicista vero. Ineffabile accento che va tutt’uno con l’esecuzione dei pezzi.
Milano è lontana, adesso siamo in Salento.
La danza, le braccia sollevate, i passi brevi e piccoli delle donne e l’abbraccio lungo degli uomini, non so se è un invito o una protezione, come dice mia figlia. Senz’altro un corteggiamento.
Un’altra spina nel cuore, per non essere nata là e sapere cos’è, per non avere dentro questa cultura che non può essere altro che mediata dalla testa.
Che bello questo gioco di occhi (la dama non deve mai distogliere lo sguardo dal cavaliere) che sicuramente era l’unico contatto permesso fra fidanzati.
Ma che contatto però! Altro che sms, msn e tutte quelle sigle lì.
Accetto un invito a ballare, non sono capace ma chissenefrega. È troppo bello lo stesso, anche se lo sguardo del bel cavaliere che mi dice di continuare a guardarlo negli occhi un po’ mi spaventa.
Cedo. Vado. Ma sì! Sono nel Salento, mica a Milano.
Ormai ho deciso dove vado in vacanza quest’estate. Mi han detto che già da ora tutte le sere ci sono feste in cui suonano e ballano la pizzica.
Magari per quest’estate riesco anche a tenere in mano il tamburello, ammesso che ne trovi uno a Milano.
Ma possibile che non abbia una bisnonna salentina?
Un abbraccio a tutti, se - come credo - qualcuno mi volesse illuminare con notizie, suggestioni, idee, esperienze sulla danza, sulla musica, sulla cultura e sui luoghi... ringrazio fin da ora!
Non so se chi come me è nato troppo a nord rimpiange la mancanza del diritto di nascita realmente mediterraneo. Io sì.
E quando vivo certe situazioni, come quella di ieri sera, mi trovo a ripercorrere inutilmente l’albero genealogico dei miei avi, tutti invariabilmente nordici, con qualche aggravante austriaca, mannaggia.
Nessuna speranza. Vabbé, vorrà dire che ascolto e rosico.
Al Barrio’s arrivo un po’ in ritardo, ma in tempo per assistere a parte della lezione di danza. Donzelle con lunghe gonne, ragazzi dalle braccia lunghissime abbracciano nell’aria note e ritmi già noti.
Fine della lezione, approfitto della bontà di un maestro di danza che tiene in mano il tamburello per chiedergli di farmi vedere. Mi insegna con pazienza da santo i primi rudimenti. Mi viene un po’ da ridere, sono troppo imbranata. Però memorizzo così a casa riprovo di nascosto lontano da occhi giudicanti.
Arrivano altri col tamburello e si esce nella piazzetta davanti al locale e lì succede la magia. Sono in tre con il tamburello e un ragazzo con la fisarmonica. Comincia un ritmo prima lento e poi sempre più veloce. Alcune ragazze intervengono ballando anche se hanno appena finito la lezione durata neanche un’ora.
Ti aspetti che dietro il cemento e le colonne dell’architettura improbabile milanese ci sia qualche scogliera, una spiaggia, la luna. Tutto ciò appare a tratti, disegnato dalle note dai ritmi e dai sorrisi.
Telefono a Eva, una carissima amica che so che capirebbe, ci metteremmo a ballare anche noi, lei sa cos’è questo ritmo. Mannaggia non risponde.
La danza e la musica continuano fino all’inizio del concerto vero e proprio, questa volta all’interno del locale.
Quelli che suonavano fuori entrano per ballare, questa musica è irrinunciabile e non si può smettere.
Allora comincia a suonare il gruppo, la Malapizzica.
Due chitarre (una a dieci corde), una fisarmonica, un flauto/piffero, ovviamente un tamburello, suonato con energia da Rosa, una forza della natura che intervalla il ritmo con grida da richiamo.
Fantastico.
Rocco, chitarrista e cantante, presenta i pezzi in perfetto stile cantastorie, ha lo sguardo da maschera, è, come gli altri, musicista vero. Ineffabile accento che va tutt’uno con l’esecuzione dei pezzi.
Milano è lontana, adesso siamo in Salento.
La danza, le braccia sollevate, i passi brevi e piccoli delle donne e l’abbraccio lungo degli uomini, non so se è un invito o una protezione, come dice mia figlia. Senz’altro un corteggiamento.
Un’altra spina nel cuore, per non essere nata là e sapere cos’è, per non avere dentro questa cultura che non può essere altro che mediata dalla testa.
Che bello questo gioco di occhi (la dama non deve mai distogliere lo sguardo dal cavaliere) che sicuramente era l’unico contatto permesso fra fidanzati.
Ma che contatto però! Altro che sms, msn e tutte quelle sigle lì.
Accetto un invito a ballare, non sono capace ma chissenefrega. È troppo bello lo stesso, anche se lo sguardo del bel cavaliere che mi dice di continuare a guardarlo negli occhi un po’ mi spaventa.
Cedo. Vado. Ma sì! Sono nel Salento, mica a Milano.
Ormai ho deciso dove vado in vacanza quest’estate. Mi han detto che già da ora tutte le sere ci sono feste in cui suonano e ballano la pizzica.
Magari per quest’estate riesco anche a tenere in mano il tamburello, ammesso che ne trovi uno a Milano.
Ma possibile che non abbia una bisnonna salentina?
Un abbraccio a tutti, se - come credo - qualcuno mi volesse illuminare con notizie, suggestioni, idee, esperienze sulla danza, sulla musica, sulla cultura e sui luoghi... ringrazio fin da ora!