Hai inquadrato perfettamente il problema; e, aggiungo, non c'è niente di male nel non aver avuto certe esperienze, l'importante è rendersi conto di certi limiti: non ce lo ordina mica il medico di andare a Cuba o approfondire il discorso sul folklore; certo che per un tumbador avere nel proprio bagaglio certe conoscenze dona veramente una marcia in più, e consente di suonare in maniera veramente efficace ed espressiva; dal punto di vista della didattica poi non ne parliamo, consiglio vivamente, se si vuole capire il concetto dello strumento, di rivolgersi ad un maestro che abbia questo tipo di esperienza, altrimenti è difficile entrare nel centro del meccanismo.
Ognuno poi va per la strada che preferisce, che può essere per esempio quella che, mi pare, hai intrappreso tu, che ti ha portato ad un'indipendenza nell'uso contemporaneo dei quattro arti che io mi sogno e non sarei in grado di ottenere! Pensa che il sottoscritto si sente sempre penalizzato, quando si ritrova a fare il multipercussionista, proprio perchè, per mia forma mentale, amo suonare uno strumento alla volta, e mi crea problemi anche l'dea di suonare contemporaneamente la conga e il bongò!
Questo , ovviamente, non significa che non sia lecito studiare tecnica, indipendenza, o strutture ritmiche fatte con più strumenti contemporaneamente, cosa spesso utilissima per trovare lavoro come percussionista più facilmente; significa solo che non è nelle mie corde: se vedo un gruppo cubano in cui il percussionista suona conga, bongò e timbal in maniera integrata, magari benissimo e con grande funzionalità, non mi diverto, perchè mancano certi colpi e l'interplay tra i diversi strumenti; sono fatto così!
Quindi, concludendo, ognuno vede il lavoro del percussionista in modo personale, e tutto può essere lecito, purchè sia fatto seriamente; l'importante è che non si millanti credito, che non si parli di rumba o di folklore se non si hanno delle esperienze specifiche, che non si dica di suonare un guaguancò quando non si sa renderlo ed eseguirlo in maniera corretta; ecco, queste cose, questa superficialità mi irritano un pò, sarò integralista, ma mi va bene così.
A presto
Ascolto della rumba
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appoggio il tuo modo di vedere , sebastiano......
vorrei aggiungere , rivolgendomi a nik , che suonare salidor e tres dos è meno facile di quanto sembri....certo suonare in stile havanero di 40 anni fa non lascia tanto spazio alla fantasia....ma analizzando il modo di suonare di rumberos de cuba , allora vengono fuori delle magagne, poichè sia tres dos che salidor muovono tantissimo la base , ognuno nel suo spazio , coi suoi codici , nei giusti momenti....stessa cosa si verifica ascoltando il disco dei munequitos "rumba de corazon" per quanto riguarda lo stile matanzero , o yoruba andabo o clave y guaguancò o i dischi da solista di pancho quinto ; nelle ultime produzioni , la tendenza è quella di una base di tamburi che tende a muoversi moltissimo e che spesso interagisce con uno o più batà......quindi ,quando si parla di rumba , sarebbe anche meglio cercare di dargli una connotazione precisa ; poi si può suonare rumbe "ibride" con insieme diversi stili ( ovviamente mai matanzero con havanero) ed ottenere un risultato strepitoso ....ma come dice seba , sempre con grande coscienza
ciao
vorrei aggiungere , rivolgendomi a nik , che suonare salidor e tres dos è meno facile di quanto sembri....certo suonare in stile havanero di 40 anni fa non lascia tanto spazio alla fantasia....ma analizzando il modo di suonare di rumberos de cuba , allora vengono fuori delle magagne, poichè sia tres dos che salidor muovono tantissimo la base , ognuno nel suo spazio , coi suoi codici , nei giusti momenti....stessa cosa si verifica ascoltando il disco dei munequitos "rumba de corazon" per quanto riguarda lo stile matanzero , o yoruba andabo o clave y guaguancò o i dischi da solista di pancho quinto ; nelle ultime produzioni , la tendenza è quella di una base di tamburi che tende a muoversi moltissimo e che spesso interagisce con uno o più batà......quindi ,quando si parla di rumba , sarebbe anche meglio cercare di dargli una connotazione precisa ; poi si può suonare rumbe "ibride" con insieme diversi stili ( ovviamente mai matanzero con havanero) ed ottenere un risultato strepitoso ....ma come dice seba , sempre con grande coscienza
ciao
mario
Caro Sebastiano,
la tua riflessione ed in particolare le parole di introduzione del Guidebook di Michael Spiro che hai riportato (....se non impariamo i concetti che stanno oltre la musica....) mi interessano particolarmente e mi stimolano ad approfondire.
Emerge uno scenario secondo il quale per entrare nella rumba (vale solo per la rumba? Forse no; a me ora interessa il tema rumba) non è sufficiente imparare alla perfezione le sequenze che riguardano la tumbadora (salidor) la conga (tres dos) la clave (clave) la cascara,lo shekere, etc. Ciò è sicuramente necessario; ma non sufficiente per una esecuzione che non sia fredda, scolastica, senza personalità.
Capisco che c'è dell'altro. Percepisco che si deve uscire dalla semplice logica numerica (la posizione dei colpi nell'ambito di una determinata battuta) per entrare in una logica qualitativa che attiene le radici culturali, l'emotività, l'ambiente, lo stile di vita, etc. In una logica all'interno della quale sia possibile eseguire una rumba e trovarsi a proprio agio all'interno di un sistema confortevole.
Mi chiedo :
1. Un esecutore che non sia nato alla giusta latitudine, che strumenti ha per "avvicinarsi" il più possibile ad una esecuzione che contenga quelle componenti di calore e sapore afrocubano?
2.Conoscere come nasce un determinato ritmo, le condizioni ambientali, sociali e culturali nelle quali si è generato, come si traduce poi nell'esecuzione del ritmo stesso? E' possibile dire, semplificando, che il risultato finale non è altro che un diverso posizionamento di uno o più colpi ?
E' di questo che parliamo?
Se la strada è questa il tema sarebbe circoscritto (si fa per dire) alla individuazione di sequenze "fuori standard", ed alla individuazione di "regole" tra le parti (canto, clave, congheri, etc) imparate le quali il gioco sarebbe fatto.
In caso contrario "conoscere il contesto nel quale nasce un ritmo", "frequentare musicisti cubani", "passare un periodo di tempo a Cuba" etc. rischiano di essere frasi che intuitivamente comprendo ma che musicalmente non interpreto e non so in cosa si traducono.
Sebastiano, tutto ciò premesso ti sarei grato se, oltre alle tue considerazioni su queste mie riflessioni, mi potessi dare le coordinate del testo che sarei interessato a leggere, sperando di trovarci utili induicazioni per una esecuzione più "afrocubana" possibile.
Grazie per l'attenzione e buona musica a tutti.
Ritmoo
la tua riflessione ed in particolare le parole di introduzione del Guidebook di Michael Spiro che hai riportato (....se non impariamo i concetti che stanno oltre la musica....) mi interessano particolarmente e mi stimolano ad approfondire.
Emerge uno scenario secondo il quale per entrare nella rumba (vale solo per la rumba? Forse no; a me ora interessa il tema rumba) non è sufficiente imparare alla perfezione le sequenze che riguardano la tumbadora (salidor) la conga (tres dos) la clave (clave) la cascara,lo shekere, etc. Ciò è sicuramente necessario; ma non sufficiente per una esecuzione che non sia fredda, scolastica, senza personalità.
Capisco che c'è dell'altro. Percepisco che si deve uscire dalla semplice logica numerica (la posizione dei colpi nell'ambito di una determinata battuta) per entrare in una logica qualitativa che attiene le radici culturali, l'emotività, l'ambiente, lo stile di vita, etc. In una logica all'interno della quale sia possibile eseguire una rumba e trovarsi a proprio agio all'interno di un sistema confortevole.
Mi chiedo :
1. Un esecutore che non sia nato alla giusta latitudine, che strumenti ha per "avvicinarsi" il più possibile ad una esecuzione che contenga quelle componenti di calore e sapore afrocubano?
2.Conoscere come nasce un determinato ritmo, le condizioni ambientali, sociali e culturali nelle quali si è generato, come si traduce poi nell'esecuzione del ritmo stesso? E' possibile dire, semplificando, che il risultato finale non è altro che un diverso posizionamento di uno o più colpi ?
E' di questo che parliamo?
Se la strada è questa il tema sarebbe circoscritto (si fa per dire) alla individuazione di sequenze "fuori standard", ed alla individuazione di "regole" tra le parti (canto, clave, congheri, etc) imparate le quali il gioco sarebbe fatto.
In caso contrario "conoscere il contesto nel quale nasce un ritmo", "frequentare musicisti cubani", "passare un periodo di tempo a Cuba" etc. rischiano di essere frasi che intuitivamente comprendo ma che musicalmente non interpreto e non so in cosa si traducono.
Sebastiano, tutto ciò premesso ti sarei grato se, oltre alle tue considerazioni su queste mie riflessioni, mi potessi dare le coordinate del testo che sarei interessato a leggere, sperando di trovarci utili induicazioni per una esecuzione più "afrocubana" possibile.
Grazie per l'attenzione e buona musica a tutti.
Ritmoo
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il testo è: The conga drummer's guidebook, di Michael Spyro; lo puoi trovare alla libreria Birdland.
Per le altre considerazioni, più o meno ho gia detto tutto, però posso aggiungere che non si tratta di sequenze fuori standard, o di un colpo posizionato diversamente; si tratta di concepire il tempo in maniera molto diversa, in una maniera che non è nè binaria nè ternaria, e di pensare le frasi con un inizio e una fine che non corrispondono all'uno della battuta, e si susseguono sempre come chiamata e risposta.
Per le altre considerazioni, più o meno ho gia detto tutto, però posso aggiungere che non si tratta di sequenze fuori standard, o di un colpo posizionato diversamente; si tratta di concepire il tempo in maniera molto diversa, in una maniera che non è nè binaria nè ternaria, e di pensare le frasi con un inizio e una fine che non corrispondono all'uno della battuta, e si susseguono sempre come chiamata e risposta.
Sebastiano
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In effetti, come abbiamo visto più volte, tutto è assolutamente relativo, e spesso i gusti, le esperienze e i fattori personali possono influire non poco sul modo di vedere ed interpretare le cose. Io ad esempio ho sentito Nik suonare la Rumba (i pattern classici del Guaguanco' unitamente al fraseggio sul Quinto) e trovo che in realtà non solo fossero eseguiti correttamente, ma che avessero senza dubbio il giusto sapore e groove e "swing" da vendere. Segno evidente che si può essere dei bravi "tecnici", senza necessariamente mettere da parte l'anima.
E anche quando ho sentito Nik suonare più Strumenti contemporaneamente non l'ho apprezzato solo per le qualità "polipesche", ma anche e soprattutto per il fatto che conferiva all'esecuzione un sapore straordinario.
Naturalmente oggi come oggi non siamo più negli anni 60, non è strettamente necessario andare a Cuba per avere esempi di come i Cubani suonano la Rumba o altri stili, abbiamo mezzi, piattaforme e "presenze fisiche" a sufficienza.
Come si sa anche io come Nik non sono mai stato a Cuba, ma suono regolarmente Rumba, con dei Cubani, almeno 2 volte a settimana a volte anche 3 e direi pure con risultati discreti. A detta loro, che sono Cubani e che di Rumba, forse, qualcosa capiscono. Così come ho sentito tante volte altri ragazzi, Italiani, Francesi ecc. suonare Rumba alla grande, con sapore, tiro e groove da vendere.
Ecco perchè, non me ne volere caro Seba, la tua affermazione in chiusura dell'intervento precedente, almeno per quanto mi riguarda, lascia un po' il tempo che trova sia per i toni che per il contenuto.
Sha' :;):
Edited By shaddy on 1227029430
E anche quando ho sentito Nik suonare più Strumenti contemporaneamente non l'ho apprezzato solo per le qualità "polipesche", ma anche e soprattutto per il fatto che conferiva all'esecuzione un sapore straordinario.
Naturalmente oggi come oggi non siamo più negli anni 60, non è strettamente necessario andare a Cuba per avere esempi di come i Cubani suonano la Rumba o altri stili, abbiamo mezzi, piattaforme e "presenze fisiche" a sufficienza.
Come si sa anche io come Nik non sono mai stato a Cuba, ma suono regolarmente Rumba, con dei Cubani, almeno 2 volte a settimana a volte anche 3 e direi pure con risultati discreti. A detta loro, che sono Cubani e che di Rumba, forse, qualcosa capiscono. Così come ho sentito tante volte altri ragazzi, Italiani, Francesi ecc. suonare Rumba alla grande, con sapore, tiro e groove da vendere.
Ecco perchè, non me ne volere caro Seba, la tua affermazione in chiusura dell'intervento precedente, almeno per quanto mi riguarda, lascia un po' il tempo che trova sia per i toni che per il contenuto.
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Edited By shaddy on 1227029430
Shaddy
Ag vol dal capes...
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Ok, auguri allora; a proposito, il Guidebook è composto di un testo con partiture, scritto in inglese, più un cd; spero non abbia problemi con la lettura della musica e della lingua.
Il ricovero al Timba non è male, è l'unico posto dove mi farei ricoverare attualmente (e qua qualche maligno potrà fare la battuta...)!
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Sebastiano
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