Messaggioda dimanga » mer lug 27, 2005 1:57 pm
Mah! Congas e Batà hanno in comune il fatto di essere percussioni cubane, e più o meno finisce lì.
Dal punto di vista tecnico sono talmente diversi che saperne suonare uno non significa saper suonare anche l'altro.
A prescindere che lo "ciabattata" sul chacha è diversa da uno slap, è proprio la postura che implica differenti azioni articolari.
Un conto è il colpo dato in senso verticale, con le due mani che possono interagire sulla stessa pelle (o su altre congas, come il polipo Shaddy) e un conto è il colpo orizzontale del Batà, con le mani occupate ognuna per ciascuna pelle.
Nondimeno chi comincia con le congas ha meno difficoltà nel passare al Batà che non viceversa.
Dal punto di vista del linguaggio il discorso cambia un pochino.
E sicuramente vero che lo studio del Batà arricchisce il percussionista, facilita enormemente la comprensione delle poliritmie, aumenta di molto la capacità di capire al volo quello che sta per succedere nella struttura dei brani, da la possibilità di sfruttare alcune frasi reinterpretandole con altri tamburi ed è una grande scuola di musica d'insieme.
Ma questo è più o meno quello che succede quando si studiano altri tipi di percussioni rispetto alle proprie.
Tanto per fare un esempio, non credo che i congueros non traggano giovamento dallo studio della darbouka: la tecnica egiziana aiuta tantissimo nel rilassare i muscoli degli avambracci, fa aumentare la precisione e la velocità dei rulli a uno e così via.
Tutto questo però non vuol dire che automaticamente un batalero/conguero è meglio di un "conguero e basta".
Ho visto fior di mayorseros cubani (suonatori di Iyà, i solisti del Batà) esprimersi a livelli non esattamente eccelsi con le congas. Dipende sempre da quanto si studia uno strumento rispetto all'altro.