Messaggioda dimanga » dom lug 03, 2005 5:57 pm
Come si dice a Roma: para para la lista che Iriàn dettò a me nel 2003. Questo accidentalmente potrebbe dire che in due anni nulla è cambiato ma non è così, essendo il Tambòr contemporaneamente una trinomia fra tradizione, attualità e futuro, proprio in quanto tale, è in continua evoluzione. Possono non cambiare i toques ufficiali, ma qualche dialoguccio fra mayor y segundo son sicuro che è variato rispetto alle mie conoscenze.
Leggendoli me li son cantati tutti, che bello!
L'esperienza di una cerimonia vista dal di dentro è veramente unica.
E' superfluo specificare che non esiste un toque più spettacolare di un altro, tutto dipende dalle capacità e dall'affiatamento dei tre tamboreros.
Sarebbe facile dire che una Bayuba seguita da un'Aluya siano fra le più trascinanti, per non parlare di un Alarun ben fatto, ma dopo aver sentito Iriàn suonare uno stupidissimo (ovviamente si fa per dire) Yakotà in un Tambòr nel Barrio Obrero non saprei proprio dire cosa faccia più effetto per evocare la possessione negli astanti. Quella volta fu impressionante. La densità di energia scatenatasi in quella piccola stanza colma di gente danzante, sudata e adorante (anche odorante, suvvia...) era tale che la potevi prendere a morsi.
Per quanto mi riguarda io non credo di essere un "Caballo de Santo", ovvero uno che cade in trance, e meno male altrimenti non potrei sedere al tavolo dei tamboreros, ma in un Tambòr a La Habana Vieja ho sentito delle strane scosse durante un meraviglioso Agguerè, o Obatikè che dir si voglia, suonato da quegli incommensurabili scimmioni di Piri al Segundo ed Eduardo Aurelio al Mayor.
Ragazzi, se siete percussionisti di scuola cubana, anche se non interessati allo studio del Batà, fate comunque un pensiero alla possibilità di assistere ad una di queste cerimonie, vi arricchirà lo stesso.
Che mi dici di Aggayù Sholanio, ha cominciato ad insegnarlo?
A me non ha voluto trasmetterlo perchè Iriàn non era ancora sicuro su come si dovesse suonare, se con una sequenza di cinque tapao o dieci, lui pensava addirittura di fare una sua via di mezzo con otto colpi (e questo la dice lunga sul relativismo nella conoscenza di questi strumenti).
Nel video di Imparato c'è la sequenza lunga, quasi la stessa sequenza che poi ho imparato da solo seguendo il disco del compianto Lazaro Ros dedicato ad Aggayù, ma sono sicuro che una volta tornato a La Habana (ma quando...) il Chinito mi cambierà le carte in tavola ancora una volta...
Dai Chaworo, raccontaci cosa si prova una volta sedutisi in un Tambòr con un Batà sopra le gambe davanti ad una folla di cubani che ti guardano strano per via della strana contraddizione fra il colore della tua pelle e la tua funzione di tamborero sacro...
A chi fosse interessato ad iniziare lo studio di questi strumenti consiglio di NON fare da sè, procuratevi un buon maestro, se siete in grado di raggiungere Roma andate senza ombra di dubbio da Roberto Evangelisti, se siete a nord contattate Chaworo, vista la sua esperienza saprà cosa dirvi.
Se proprio volete cominciare con le vostre forze allora non potete non incominciare dall'Okonkolo dei quattro toques generici che di solito si affrontano all'inizio: Yakotà, Nongo, Iyesà e Chachalokafun. Se riuscite a capire i fraseggi da soli allora siete un bel passo avanti ma, ripeto, un maestro è imprescindibile.